COMUNICATO STAMPA
NUOVE OPPORTUNITA' PER LA PIOPPICOLTURA in Piemonte con FILIERE CORTE AGROENERGETICHE. Se ne è parlato IERI al CONVEGNO dell’Ipla “ LA FILIERA DEL PIOPPO: INDIRIZZI E PROSPETTIVE “.
Ieri, venerdì 2 ottobre 2009, si è svolto il convegno dal titolo “La filiera del pioppo: indirizzi e prospettive”, organizzato dalla REGIONE PIEMONTE, dall’IPLA (Istituto per le piante da legno e l’ambiente) e dal CRA-PLF (Unità di ricerca per le produzioni legnose fuori foresta), presso il Museo regionale di scienze naturali, in via Giolitti 36.
Si è parlato delle possibilità del rilancio della pioppicoltura come alternativa alle colture tradizionali e come fonte di energia rinnovabile.
Il convegno ha visto la partecipazione numerosa dei diversi attori della filiera (amministratori e funzionari pubblici, studiosi, tecnici e ricercatori, pioppicoltori, industriali del legno e della carta, organizzazioni agricole). Il simposio è stata l’occasione per mettere in evidenza criticità e possibilità di rilancio del settore, in una logica di sostenibilità economica e compatibilità ambientale.
“La pioppicoltura piemontese – ha illustrato il Presidente dell’Ipla Lido Riba - è tradizionalmente fornitrice di legname per l'industria del compensato e, un tempo, per quella della carta, anche se negli anni si è assistito ad una lenta e progressiva contrazione delle superfici coltivate, dovuta soprattutto a motivi strutturali. Oggi però i benefici per l’ambiente che è in grado di generare tale attività, con una produzione che non intacc le foreste, possono stimolarne nuovi e positivi sviluppi, utili a compensare le penalizzazioni subite in passato dalla debolezza contrattuale dei produttori, oltre che dalla competizione delle colture agrarie più remunerative e da politiche agro-forestali poco favorevoli”. Nuove prospettive potrebbero affacciarsi all’orizzonte se si considerano, anche dal punto di vista economico, i vantaggi ambientali, sia in termini di accumulo del carbonio ( assorbimento di CO2 ) che di fitorisanamento di terreni e/o di falde contaminate da nitrati e/o metalli pesanti. “E nuove possibilità di rilancio – ha aggiunto Lido Riba, presidente Ipla- potrebbero in particolare nascere dalla valorizzazione energetica del pioppo, cioè attraverso la realizzazione sul territorio, anche nelle aree a vocazione pioppicola come l’Alessandrino e il Casalese, di piccoli impianti a biomassa (da un Megawatt) per la produzione di energia, basati su filiere corte che usino materia prima del posto e che creino margini di reddito per i produttori locali. Si tratta di ipotesi, già allo studio dell’Ipla, che si vanno a collocare in uno spazio di mercato che, diversamente, sarà riempito da operatori con fini speculativi e da centrali alimentate con cippato importato dall’Est Europa, senza ritorni di valore aggiunto sul territorio”.
“Nonostante le difficoltà del settore, ci sono all’orizzonte nuove opportunità per la pioppicoltura – ha affermato intervenendo al convegno Mino Taricco, Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte – che arrivano oggi dal Programma di sviluppo rurale. E dalla nuova legge forestale piemontese, che seppur nella attuale difficoltà sul fronte delle risorse, da' spazio a misure per la certificazione forestale e a favore dell'associazionismo. E’ importante valorizzare la nostra produzione di pioppo, anche attraverso l’utilizzazione energetica, all’interno di una filiera produttiva locale”. Taricco ha infine annunciato l’attivazione e l’operatività a breve di una specifica Commissione regionale per la pioppicoltura che coinvolge i produttori e gli operatori del comparto.
La filiera del pioppo in Piemonte: i dati
La pioppicoltura piemontese è localizzata soprattutto nella pianura delle province di Torino e Alessandria, dove complessivamente è presente il 66% del pioppo dell'intera pianura regionale, con maggiore propensione per gli ambiti fluviali del Po e dei principali suoi affluenti.
In base agli ultimi dati disponibili risulta che la superficie pioppicola in Piemonte ammonta a circa 22.000 ettari (Inventario Nazionale Forestale – INFC 2005), equamente ripartita tra pianura e fondovalli collinari. La provvigione legnosa degli impianti è di circa 2.400.000 metri cubi, con un incremento corrente valutato in circa 200.000 metri cubi l’anno, con turni di taglio di 10- 12 anni e volumi medi all’abbattimento di circa 230 metri cubi ad ettaro.
Oltre 6mila ettari di superficie pioppicola si trovano nell'Alessandrino.
Il 50% del legname abbattuto e il 30% del materiale lavorato dalle aziende del settore in Piemonte e' pioppo, per la maggior parte destinato a pannelli, in quota minore agli imballaggi.
ECONOMIA DEL PIOPPO. Nel complesso – ha illustrato Giuseppe Nervo, direttore del CRA – PLF di Casale Monferrato- il fatturato dei diversi comparti interessati al processo finalizzato alla produzione di legno di pioppo in Piemonte (dalla produzione vivaistica ai cantieri di raccolta) è stato stimato in circa 36 milioni di euro all’anno. L’obiettivo è incrementare questa cifra e quindi anche il ritorno economico dei pioppicoltori.
ECONOMIA DEL LEGNO. "L’ industria del legno in Piemonte – ha ricordato Nervo, direttore del CRA – PLF di Casale Monferrato, che è fra gli organizzatori del convegno – ha un fatturato complessivo per tutto il comparto stimato nel 2005 di circa 1,6 miliardi di euro (fonte: Associazione Industriali del Legno dell'Unione Industriale di Torino, 2006). E ha una lunga tradizione e rappresenta tuttora un importante settore che conta su oltre 5.000 imprese di cui circa 200 dedite alla prima lavorazione per la produzione di pannelli e compensati con elevate caratteristiche tecnologiche. Relativamente alla produzione di pasta di cellulosa e carta le imprese censite nel 2001 in Piemonte risultavano solo 19. Il legno di pioppo di qualità prodotto nella nostra regione soddisfa per circa il 60% le esigenze di legname da lavoro di origine interna,con utilizzazioni annuali stimate nell’ordine di 200.000 metri cubi, con significative riduzioni registrate negli ultimi anni. La pioppicoltura piemontese è caratterizzata dalla presenza di numerose aziende (circa 10.000), di dimensioni medio piccole, prevalentemente a conduzione diretta. Queste imprese sono in grado di fornire a fine turno una produzione media di 160 tonnellate ad ettaro di legno, che, sulla base dei prezzi correnti (50 -70 euro la tonnellata), potrebbe fornire un reddito complessivo di circa 3.000 euro”.
Qualità, ecosostenibilità e filiere agroenergetiche corte per il rilancio della pioppicoltura
“La qualità – ha evidenziato Lido Riba, presidente dell’Ipla, che ha promosso e organizzato il convegno con la Regione Piemonte e il CRA – permette al pioppicoltore di vendere il legname a prezzi più remunerativi, dell’ordine di circa 80 euro alla tonnellata di piante vendute in piedi. Con il bollino verde della certificazione ambientale poi il valore può salire anche del 10%, in un mercato come quello italiano dove si importano i 2/3 del legname da industria”.
Dal mondo agricolo e della produzione del pioppo (organizzazioni agricole del Piemonte, Confagricoltura, Cia, Coldiretti, e da quelle dei pioppicoltori “Asprolegno ambiente” e associazione Pioppicoltori italiani), presente e ben rappresentato al convegno, insieme a quello dell’industria della carta e del legno, è emersa la necessità di inquadrare il comparto nel settore agricolo e di puntare su qualità (sia tecnologica per l’industria del compensato, sia in termini di certificazione ambientale), ecosostenibilità e innovazione (con il miglioramento genetico ), ma è anche stato rimarcato il problema della “mancanza di adeguato sostegno pubblico al settore pioppicolo a differenza di altre colture con cui compete e di criteri troppo stretti per accedere ai contributi”.
“La domanda di legno con certificazione ambientale è in aumento”- ha spiegato il direttore del Cra Plf Nervo. Molto si può fare per rendere la pioppicoltura ancora "sostenibile" e più rispondente alle esigenze della collettività e di una industria ormai interessata a reperire materia prima certificata e di qualità per reggere la concorrenza internazionale. “A tale scopo abbiamo a disposizione - ha sottolineato Riba - tecniche di miglioramento genetico e la sperimentazione di modelli selvicolturali estensivi o semiestensivi per la costituzione di nuovi cloni in grado di rispondere al meglio alle esigenze di una produzione legnosa ecosostenibile e di qualità”. Attività in cui il Cra-Plf di Casale Monferrato è all’avanguardia.
Il futuro della pioppicoltura risiede anche nella affermazione di consolidate filiere agro-energetiche, oltre che nella sua efficacia nel contrastare il degrado del suolo e favorire la regimazione delle acque. Anche l’attuale impegno di molti Paesi per attuare il Protocollo di Kyoto volto alla conservazione delle foreste ed alla gestione ambientale sostenibile, fa ben sperare in un rilancio della pioppicoltura.